Appennino pistoieseI luoghi

Pavana

Il nome Pàvana appare per la prima volta in un documento storico nel lontanissimo 25 febbraio 998.

In quella data un diploma dell'Imperatore Ottone III in favore del Vescovo Antonio conferma (se quindi conferma la località era certamente conosciuta da prima) alla Mensa Vescovile di Pistoia tutte le cose e le proprietà che gli appartengono; tra le altre, la seconda dell'elenco, si riferiva a "Villam de Pàvana".
Ma l'origine dell'insediamento è molto più antica, quasi certamente Pavana è toponismo etrusco. Pàvana infatti, è situata in una condizione geografica molto particolare: è posta alla fine della vallata del Limentra di Sambuca, alla confluenza di questo fiume con il Reno, là dove i più alti contrafforti appenninici discendono mutandosi in colline soleggiate ben adatte alla coltivazione.

E' un luogo quindi che si presta agli insediamenti e punto di passaggio obbligato per chi dall'Etruria voleva spostarsi attraverso le suddette vallate in direzione della pianura padana, dove a pochi chilometri sorgevano Misa e Fèlsina.

Il luogo poteva anche costituire un utile avamposto a difesa del valico appenninico situato a circa 15 km. più a sud.
E' facile quindi ipotizzare che sia Etruschi che Romani siano passati da questo paese e che qualche piccola colonia vi si sia fermata, anche se mancano, purtroppo, ritrovamenti archeologici a confortare queste tesi. Rimane a sola prova il nome del paese, ma la toponomastica è pur sempre una forma di archeologia.
La particolare posizione geografica rende Pàvana ben presente e documentatissima nei primi secoli dopo il mille: la località è contesa aspramente fra Bolognesi e Pistoiesi e Pàvana che cerca sempre di appoggiare i primi, lo fa manifestando un forte spirito di indipendenza dalla tutela Pistoiese e dai cugini rivali di Sambuca.
Il nome di Pàvana appare ancora molte volte e in diverse vicende nel corso dei secoli: in ultimo nel 1847 si costituisce nel suo territorio la nuova Dogana fra il Gran Ducato di Toscana e lo Stato della Chiesa sulla appena costruita via Leopolda, oggi Porrettana.

Da lì a pochi anni ci sarà l'unità d'Italia.
In precedenza però un altro esempio del senso di comunità del popolo Pavanese è dato nel 1731 quando per ordine di Prospero Lambertini, il futuro Benedetto XIV, la Chiesa di Pàvana diventa parrocchiale e nel 1761 è terminata e consacrata.

La Fia Francesca della Sambuca

La Via Francesca della Sambuca è un diverticolo della Via Francigena (lungo itinerario percorso per lo più da pellegrini, che collegava nel Medioevo i due principali centri della cristianità: Roma e Santiago di Compostella nel nord della Spagna) rappresenta quindi una scorciatoia dell'itinerario principale e collegava Pistoia a Bologna risalendo sul versante toscano il crinale fra la Brana e l'Ombrone, passando per il Signorino e la località Ricavo, fino a superare il crinale appenninico a quota 932 al Passo della Collina.
Qui, ricalcando antichi tracciati di età etrusca e romana, percorreva il crinale fra la Valle del Reno e la Valle della Limentra di Sambuca, aggirando le cime del Monte Pidocchina (m. 1296) e del Poggio alle Porte (m. 1188), proseguiva in discesa fino al Castello di Sambuca.

Dopo la fine del primo millennio, si affermò la variante di fondovalle: dalla Collina il tracciato scendeva infatti verso la località Spedaletto, sede di un Ospitale, poi proseguiva, prossima al fondovalle, in destra Limentra, e dopo aver superato il Fosso dei Tre Legni con il ponte ancora esistente passava per Stabiazzoni. Attraversato di nuovo il fiume a San Pellegrino al Cassero, la strada si snodava in sinistra della Limentra fino a Bellavalle, dove abbandonava il fondovalle per risalire al Castello di Sambuca. Dal Castello, ove il nuovo e l'antico tracciato tornavano a coincidere, la via Francesca scendeva a Pàvana, raggiungeva il fondovalle per attraversare nuovamente il fiume nel punto in cui la Limentra getta le sue acque nel Reno. Di qui proseguiva verso Bologna.

Percorso didattico – tratto Pàvana – Castello della Sambuca

Via Francesca della sambuca[/caption]Il percorso didattico segue lo storico tracciato nel tratto compreso fra Pavana ed il Castello della Sambuca.
La strada, nella parte organizzata ed attrezzata come Percorso didattico, è nel complesso ben conservato ed è stata, comunque, oggetto di recenti opere di consolidamento o di rifacimento delle strutture. In molti punti per tratti più o meno lunghi, è visibile il fondo lastricato, formato da pietre di piccole dimensioni sistemate per lo più di taglio, con cordonati di lastre più grandi ai bordi.

Percorso didattico sulla Via Francesca della sambuca

Percorso didattico sulla Il fondo stradale ha una larghezza di circa 2,20 metri e nei punti più acclivi si snoda fra muri di protezione, sia a monte che a valle, a volte anche di alcuni metri d'altezza. Disposti trasversalmente alla sede stradale i cosiddetti "sciacqui", costituiti da cordonati di pietre messe "a coltello", deviano le acque al di fuori della strada stessa.
Il percorso è lungo circa 2,4 km. E' illustrato con cartelli posti alle sue estremità: a Pàvana a lato della piazza; al Castello di Sambuca presso la fontana pubblica. Altre segnalazioni si trovano lungo l'itinerario.
Fa parte del sentiero CAI – Sezione Alto Appennino Bolognese, identificato con il numero 163.