Giorno 35: da Olveiroa a Finisterre
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Oggi ho sperimentato in prima persona uno dei “refren” più noti che vengono ripetuti sul Cammino “… è il Cammino che ti porta dove lui vuole …” E a me piace pensare che oggi sia stato proprio così.
Lasciato alle prime luci dell’alba l’albergue di Olvairoa ormai sono deciso a fermarmi a Corcubion nell’albergue di San Roque in una tappa breve di 21 km. Poi domani farò gli ultimi 15 km circa per raggiungere Finisterre e terminare lì il mio camminare.
Dopo sette o otto chilometri mi fermo a fare colazione nell’unico bar presente sul percorso. Una colazione “muy rica” con cafe con leche y tostadas . La marmellata me la portano in un vasetto, sembra fatta in casa. Non è la solita marmellata delle vaschette che normalmente servono per le tostadas.
Arrivo al bivio dove è possibile prendere il Cammino diretto a Finisterre oppure l’altro diretto a Muxia. Poi una volta in una delle due località è possibile raggiungere l’altra per un sentiero che chiude l’anello. Due cippi indicano la direzione. Prendo a sinistra per Finisterre.
Lungo la strada incontro un simpaticissimo portoghese col quale faccio una parte della tappa insieme. Mi dice di essere molto felice, ha avuto l’occasione di aiutare una famiglia che faceva il Cammino con la figlia disabile in carrozzina, e che lui per diversi chilometri l’ha spinta. E’ anche questa la magia del Cammino: sentirsi felici allacciando fugaci relazioni con chi incontriamo, regalarci e regalare momenti di vita che vivranno nei cuori delle persone che incontriamo.
Arriviamo infine a Curcubion. Superiamo il pueblo e poco dopo in una bella posizione elevata c’è l’albergue di San Roque. E’ ancora chiuso, mi tolgo lo zaino, sto per mettermi a sedere sulla panca vicino all’entrata quando la mia attenzione viene catturata da un cartello esposto sulla porta di ingresso che diceva: “ Cerrado hasta el 1° de julio” … Chiuso fino al 1° di luglio … ??? mi sento un tuffo al cuore e un po’ confuso mi ricordo che Rodrigo mi ha mandato il giorno primo un messaggio dicendo che se voglio fermarmi a san Roque faccio bene perché l’albergue è molto buono e lui è rimasto li la notte prima. Lo chiamo per sapere se lui fosse stato al corrente della chiusura ma lui non risponde. Riguardo il cartello assieme al portoghese ma nulla da fare dice proprio così.
Che fare?? Tornare giù in paese a Corcubion o continuare fino a Finisterre?? Tornare indietro non se ne parla, dopo ancora un attimo di esitazione, mi metto lo zaino in spalla, ho deciso: mi metto in cammino per Finisterre.
Durante i primi chilometri faccio una revisione veloce del programma e mi dico, oggi arrivo a Finisterre, ma domani torno a Santiago, rimango li due giorni e poi parto. Mentre cammino ripenso a questa soluzione mi rendo conto che non va bene, mi ricordo del refren e mi dico, Se il Cammino mi vuole portare anche a Muxia e così sia. Oggi Finisterre quindi domani Muxia. Più ci penso e più mi convinco che questa sia la giusta soluzione.
Ma non è finita così: più tardi sento Fabio che finalmente è arrivato a San Roque insieme a Leonardo, ha letto anche lui il cartello e stava per mettersi in cammino per Finisterre quando arriva una donna che toglie il cartello dicendo che era stato messo erroneamente la sera prima, e che doveva essere messo il giorno dopo perché è domenica che l’albergue sarebbe rimasto chiuso per una festa. Insomma tutto ha giocato perché io arrivassi presto, trovassi il cartello messo per sbaglio e mi decidessi così a cambiare programma. Sono stato felice sia andata così.
Il Cammino oggi è stato unico sia dal punto di vista emozionale sia che quello naturalistico. Ho percorso sentieri in mezzo a boschi di altissimi eucalipti e sullo sfondo alte montagne. Poi i primi scorci sull’Oceano .
Si arriva a Finisterre dall’alto e l’Oceano appare sempre più vicino, poi si scende e vedi Finisterre arroccata su di una lingua di terra, e prima la spiaggia di arenile bianco che fa contrasto con il blu intenso del mare.
Mi fermo un momento a guardare e pensare: è un momento emozionante. Comincio a scendere verso la riva.
Sulla spiaggia un piccolo bar gestito da una ragazza italiana. Mi faccio mettere il timbro sulle credenziali, poi mi dirigo verso la spiaggia lasciando il sentiero ufficiale che la costeggia passando vicino alla strada. Mi tolgo le scarpe ed inizio a camminare a piedi nudi sulla sabbia lasciandomi bagnare dalla rinsacca dell’Oceano.
Pensare di aver camminato dai Pirenei fino a qui, alla Fisis terrae attraversando tutta la Spagna da Est a Ovest e ora sono qui che mi sto bagnando i piedi nell’acqua dell’Oceano: è una cosa incredibile.
Cammino con lo zaino in spalla e le scarpe in mano e guardo sulla sabbia le tante conchiglie di grandi dimensioni e di vari tipi, ma quella tipo “cappa santa” che viene venduta come simbolo del Cammino e che io mi sono fatto e mi porto sullo zaino con la croce rossa del “Matamoros” non c’è.
Poi ne vedo una che mi ricorda molto l’iconografia con cui ho visto rappresentato Santiago nelle statue di molte chiese. Concludo che di certo la vera conchiglia di Santiago sarà questa, la cappasanta forse è stata una forma di commercializzazione di una conchiglia più comune.
Arrivo alla fine della spiaggia che è frequentata da giovani e da famiglie. Chiedo dell’albergue della Xunta e un venditore ambulante mi dice che è chiuso. Contrariato faccio qualche telefonata per prenotarne uno privato, ma sono tutti pieni. Finalmente arrivo in centro di Finisterre, chiedo ancora dell’albergue della Xunta e un simpatico signore me lo indica: è proprio vicino a dove mi trovo. L’albergue è aperto e c’è posto. La hospitaliera mi dice che non ci sono problemi di orario per il rientro la sera, mi da un codice col quale aprire la serratura elettronica della porta di ingresso al mio rientro.
Proprio vicino all’albergue c’è un market dove faccio un po’ di spesa per la cena della sera anche se qui come al solito mancano le stoviglie in cucina. Ritrovo Eusebia e Paola.
Mangio qualche cosa, poi comicio ad avviarmi con calma verso il Faro di Finisterre, la scogliera sulla quale attendere il tramonto cosa a cui tengo molto. Il Faro è a 3 chilometri dal paese. Arrivo che il sole è ancora alto sull’orizzonte, sono appena le 20:30 e il tramonto ci sarà dopo le 22:00.
Qui al Faro c’è il cippo del chilometro “zero” che so essere conteso con Muxia. Purtroppo anche questi luoghi non sono immuni alle diatribe e contese con fini commerciali e di immagine per poter trarre il maggior profitto .
Mi siedo su di uno scoglio ad attendere il tramonto: di fronte a me quella linea dell’orizzonte oltre la quale gli antichi pensavano finisse il mondo, oltre la quale si celava l’ignoto e il non conosciuto. Penso alla metafora che rappresenta: il punto dove, dopo tanto camminare, io mi trovo a riflettere su quelle domande che non hanno avuto risposta lungo il Cammino, e a quanto, la mia anima ancora rimane insondabile.
Dietro di me si siedono un gruppo di ragazzi con la casacca rossa, ascolto un po’ i loro discorsi e deduco siano studenti e che stiano concludendo il Cammino organizzato dalla scuola accompagnati da alcuni insegnanti. Prende la parola una degli insegnanti e invita i ragazzi a pensare a questo posto come ad un luogo mitico, speciale dove possiamo vedere la potenza di Dio. Aggiunge che fin dal tempo dei Fenici gli uomini venivano in questo posto mitico nella speranza che la vicinanza del loro dio potesse concedere fertilità, abbondanza nei raccolti e pace tra i popoli. Invita poi i ragazzi a ringraziare dicendo “ … ti ringrazio Dio di essere qui, di aver provato la libertà, di essere qui sul Cammino. Voglio offrirti questa libertà …”. Poi altri insegnanti intervengono sollecitando i ragazzi alla meditazione sul significato del Cammino percorso e dell’importanza di portare a casa quella umanità sperimentata in questi giorni superando diffidenze e difficoltà scoprendo la condivisione e il sostegno reciproco. Sono certo che questi momenti e questi insegnanti rimarranno nei cuori di molti di questi ragazzi.
Dopo le 22:00 il sole si è avvicinato all’orizzonte, si alza un vento freddo e mi rendo conto di avere solo la felpa per coprirmi e comincio a rabbrividire.
Intanto lo spettacolo che quotidianamente si ripete, anche questa sera si rinnova, e il sole come una palla di fuoco rossa e incandescente “tocca l’Oceano” riverberando e lentamente comincia a sparire dentro questo fino a scomparire del tutto infiammando il cielo e il mare di tutte le sfumature del rosso.
Quale spettacolo della natura! Immagino cosa gli antichi potevano pensare di questo. Oltre l’orizzonte l’ignoto e quel sole che muore per poi risorgere a vita nuova.
Aspetto ancora un poco, ma il freddo mi sta facendo battere i denti. Vedo Rodrigo che saluto poi mi alzo e comincio a riprendere la strada per l’albergue felice di quanto ho visto e provato, vado a passo svelto illudendomi di potermi scaldarmi.
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Dati tecnici
Distanza : | 33 km |
Durata | 8,50 ore |
Dislivello in salita: | 670 mt |
Dislivello in discesa: | 931 mt |
Altitudine min.: | 0 mt |
Altitudine max.: | 375 mt |