Giorno 25: da Villafranca de Bierzo a O’Cebreiro
Questa mattina in molti ci siamo alzati che era ancora buio. Mi sono vestito alla luce della pila frontale, poi, dopo una buona colazione fatta nell’albergue, ero in strada alle 6.15.
Da Villafranca ci sono due percorsi per raggiungere O’ Cebreiro, uno di montagna e uno basso che segue la carretera. Avrei voluto fare quello di montagna e così, convinto che la diramazione fosse fuori dal paese, ho seguito la strada per un lungo tratto e solo dopo mi sono reso conto di aver perso la deviazione per la montagna che si trovava subito dopo il ponte uscendo da Villafranca.
La tappa è stata impegnativa per i suoi quasi 30 km e per la salita piuttosto ripida concentrata negli ultimi 6 km. La giornata è piovosa ma non mi ha assolutamente disturbato. La Galicia risente molto della vicinanza con l’Oceano è la regione più piovosa della Spagna. Uno spagnolo avrà occasione di dirmi a proposito: “…se non piove non è Galicia…” . Salendo si sono apprezzati i panorami verso la valle che lasciavo alle spalle.
Nei numerosi pueblo che ho attraversato mi sono fermato nelle Ermite che trovavo aperte. In queste piccole chiese le statue poste sugli altari sono di recente fabbricazione, fatte in gesso e di produzione seriale. Si percepisce comunque la sensibilità di fede religiosa che impregna tutto il Cammino anche nei luoghi più poveri e sperduti.
Le Ermite vengono tenute aperte anche e soprattutto per i pellegrini per dare loro la possibilità di entrare per una preghiera e porre il sello sulle credenziali che è diventato anche per me un gesto rituale quotidiano.
Guarito dalle piaghe ai piedi ora le gambe vanno da sole e la mochilla o come diciamo noi lo zaino ormai fa parte di me, lo sento leggero e non mi pesa.
Dopo la Navarra, La Rioja e la Castilla y Leon oggi sono entrato in Galicia ultima regione del Cammino: un grosso cippo sul crinale ne indica il confine. Negli ultimi chilometri il sentiero inizia a salire rapidamente per portarsi a 1280 metri dove si arriva a O’ Cebrerio.
Qui a Ò Cebrerio dove mi trovo ci sono le pallozas caratteristiche abitazioni circolari in pietra e col tetto di paglia di probabile origine celtica..
Le pallozas hanno una pianta ovale, circolare o ellittico, con un tetto “alto” e pareti in muratura. In essi vivevano le famiglie con i loro animali domestici, che fornivano loro calore.
In realtà sono una diretta conseguenza del precario stile di vita in vigore per secoli, sfruttando sia le irregolarità della terra per lo scarico delle acque reflue, sia il suo corretto orientamento verso il sole, per catturare anche il più piccolo raggio di luce
Molto bella anche la Chiesa preromanica di Santa Maria a Real do Cebrerio che conserva le spoglie di don Elias Valina colui che rilanciò il Cammino segnandolo con Las flechas amarillas (le frecce gialle).
In un altare laterale sono conservati anche un calice e una patena che secondo la tradizione furono oggetto di un miracolo nelle mani di un sacerdote scettico il quale pensò criticamente all’inutile sacrificio che un contadino fece nel venire a messa da lui celebrata durante una tormenta di neve: in quell’occasione l’ostia si tramutò in carne e il vino in sangue.
La giornata è piovosa e fredda, per entrare all’albergue municiapal siamo in fila e vi staremo per un ora e mezza. Incontro molti visi conosciuti tra cui il terzetto di Juan, Paula ed Eusebia, c’è anche Paola la ragazza colombiana e Rodrighez il messicano. Incontro anche David uno spagnolo di Madrid che incontrerò più avanti in altre tappe.
Dopo i soliti riti di fine tappa, vado a gironzolare per il paesino che è tenuto estremamente bene e vive evidentemente sul turismo fatto non solo da pellegrini. Ci sono altri turisti che sono giunti in macchina. Un uomo sta sistemando il tetto di una pallozas nonostante stia piovigginando. Compro qualche cosa da mangiare per la sera.
In Galicia, oltre agli albergue privati ci sono quelli più economici della Xunta che equivalgono ai municipal che ho incontrato fino ad ora. Più avanti mi renderò conto che mi mancheranno i parroquial col i loro hospitaleros dalla grande generosità e simpatia con le cene comunitarie e i momenti di preghiera che concludevano le giornate. Qui in Galicia sarà tutto più formale e la sera nel momento della cena ognuno si arrangerà in proprio in quelle cucine che, per una evidente scelta commerciale, non sono fornite di vettovaglie: mancano pentolame, piatti, posate nonostante ci sia il piano cottura e forno a microonde funzionante e mancherà soprattutto quella condivisione sperimentata fino ad ora.
Inizio a parlare un po’ di più con Juan che è un po’ preoccupato per un dito con l’unghia che gli fa male. Mi invita ad andare con loro domani mattina per fare insieme la tappa. Io accetto volentieri anche se la sveglia sarà alle 4.30 per seguire il volere di Eusebia che teme di non trovare posto all’albergue successivo di Tricastela.
Dati tecnici
Distanza : | 31 km |
Durata | 7,0 ore |
Dislivello in salita: | 1525 mt |
Dislivello in discesa: | 763 mt |
Altitudine min.: | 498 mt |
Altitudine max.: | 1294 mt |