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Da Isola Santa escursione sulle Apuane fino a Paina della Croce

Le Apuane le ho sempre rimirate da lontano quando, nelle escursioni sui crinali del Corno, volgendo lo sguardo a sud ovest in lontananza, intravvedevo cime spigolose dalla classica conformazione alpina.  

Alpi Apune

Non sono mai state tra le mie destinazioni, ma questa volta mi si è offerta l’occasione di fare un’escursione proprio in quelle montagne assieme al CAI di Castiglione dei Pepoli e non me la sono voluta fare scappare. Se ci si limita a considerare solo i chilometri percorsi in questi tre giorni, senza prendere in considerazione i dislivelli superati sia in salita che in discesa, non ci si rende conto dell’impegno che questa escursione richiede.

Siamo partiti in 4 da Castiglione: Marco, guida del del CAI, Anastasio, Maurizio ed io, un piccolo gruppo di amici che da tempo ci frequentiamo per il trekking.

Dati Tecnici del primo giorno

Data Escursione: 20 luglio 2018

Tempo: 3.00 compreso di soste

Percorso ad Anello: Si (al termine del terzo giorno)

Distanza percorsa: 5,76 km

Altitudine min. 537 mt

Altitudine. max 1200 mt

Dislivello in salita: 870 mt

Dislivello in discesa :220 mt

Il Tracciato del primo giorno

 

Il trekking ha avuto inizio a Isola Santa a circa 600 mt slm un piccolo e grazioso borgo sull’omonimo lago artificiale che solo ultimamente sta tentando di rinascere sfruttando l’ospitalità turistica.

Isola Santa

Da qui si passa sulla diga dirigendosi verso sud e prendendo il CAI 009 che in lieve pendenza, attraversa prima castagneti e poi faggete su di un bel sentiero in terra battuta. Si giunge in un piccolissimo borgo praticamente abbandonato dove sorge la Chiesa di Sant’Anna. Qui è possibile rifornirsi di acqua ad una fonte. La vegetazione a questa altitudine è ancora la stessa a cui siamo abituati sul nostro appennino.

Procediamo decisamente sempre verso sud per ora in falsopiano continuando sul CAI 009. Poco prima di arrivare a Foce di Mosceta a 1185 mt slm, sul sentiero troviamo lamponi che mangiamo con gusto, tanto non abbiamo fretta e oramai siamo arrivati: di fronte a noi abbiamo il Rifugio del Freo 1190 mt slm, per oggi la nostra meta. Facciamo una breve deviazione su di un poggio dove si apre una bella visuale verso Monte Pania della Croce a 1859 mt slm che raggiungeremo domenica. Insieme alla Pania della Croce, lo sguardo si perde su altre montagne che spiccano di fronte a noi su un panorama diventato improvvisamente alpino con tutto il suo particolare fascino.Rifugio del Freo

Il cielo che ad inizio giornata era ancora sereno, ora comincia a rannuvolarsi, e poi a tornare sereno con nubi ascensionali che vanno e vengono nell’imprevedibile variabilità del clima tipico di queste montagne che risentono dell’influenza del vicino mare.

Arriviamo al Freo, dove ci assegnano una camera al primo piano con brande a castello per 6 persone. Qui al rifugio abbiamo acqua corrente e volendo doccia calda. Ci sono un altro paio di camere con alcuni posti letto e poi due camerate piene di letti a castello per una capienza totale di circa 40 posti letto. Marco ci dice che questo è un signor rifugio: dove saremo domani sarà un po’ più spartano.

Abbiamo tutto il tempo di lavarci e prepararci per la sera.

Fuori, di fronte a noi sempre la vista sulla Paina che cambia colore velocemente secondo le nuvole che giocano con la sua cima e il sole che lentamente si abbassa rendendo i colori sempre più caldi.

Ceniamo contenti di questa giornata, parliamo del programma per il giorno dopo e prendiamo in considerazione la possibilità che il tempo cambi ipotizzando varie alternative al percorso originale.

Cena al Freo

Io mangio una buona zuppa toscana e arrosto di maiale annaffiato con buon vino rosso e per finire crostata ai frutti di bosco e grappino recuperando abbondantemente le energie spese durante la giornata. Marco ci intrattiene con aneddoti sui “Folletti di Montagna” il gruppo CAI giovani della sezione di Castiglione. Arriva così l’ora di andare a letto e la giornata si conclude serenamente.

Dati Tecnici del secondo giorno

Data Escursione: 21 luglio 2018

Tempo: 6:20 compreso di soste

Percorso ad Anello: Si (al termine del terzo giorno)

Distanza percorsa: 7,92 km

Altitudine min. 594 mt

Altitudine. max 1648 mt

Dislivello in salita: 1257 mt

Dislivello in discesa :863 mt

Il Tracciato

Dopo colazione saldiamo il conto al rifugio e alle otto siamo già sul sentiero. L’itinerario di oggi prevede di seguire il CAI 124 in direzione sud fino a Foce di Petrosciana per poi ripiegare a nord passando per Monte Forato, poi raggiungere Foce di Valli e da qui percorrere Costa della Pania, Forcetta del Puntone per raggiungere poi Il Rifugio Rossi meta di oggi.

Mai contare troppo sui programmi quando si va in montagna, ci sono troppe variabili e bisogna essere pronti a soluzioni alternative in qualsiasi momento come vedremo che ci è capitato oggi.

Così prendiamo il CAI 124 che inizia rapidamente a scendere per portarsi da 1190 mt slm a quota 755 mt slm alle 10:45 in prossimità di alcune case abbandonate che Marco dice di essere state abitate da un nonnino che ha vissuto qui fino alla morte. Ci  fermiamo per una  breve sosta e per mangiare qualche barretta e subito riprendiamo il CAI 124.

Alberi sul sentiero prima dellla frana

Dopo circa mezz’ora, superata una passerella, troviamo prima degli alberi caduti che intralciano il passaggio, riusciamo a superarli, ma poco dopo il sentiero sparisce. Qui cerchiamo di riprenderlo continuando per qualche passaggio ripido ed esposto senza sicuri appigli. Sotto di noi una lunga scarpata che finisce nel torrente. Dopo qualche tentativo Marco decide di desistere in quanto è evidente che il sentiero è franato e non c’è possibilità di proseguire. Anche nel tornare indietro non mancano le difficoltà, ma fortunatamente riusciamo a riprendere il sentiero senza che nessuno si sia fatto male.

Ora torniamo indietro fino alle case del nonnino e qui proveremo a prendere il CAI 7 che in ripida salita porta direttamente a Foci di Valli dove poi potremmo deviare per Monte Forato che, secondo Marco, vale la pena di essere visto.

Il CAI 7 parte subito con una ripida rampa, il primo tratto è dentro al bosco per poi, una volta uscito inizia un lungo tratto su roccette ed è necessario aiutarsi con le mani. Paragonate ai nostri Balzi dell’Ora, questi ultimi impallidiscono. Superiamo in 1 ora e mezza un dislivello di 500 mt in un tratto di 1,2 km quindi un dislivello superiore a quello della nostra Direttissima al Corno.

La ripida salita del Cai 007

Arrivati a Foci di Valli 1250 mt, troviamo un gruppetto di 8 persone tra le quali 4 bambini di età compresa tra gli 8 e i 12 anni, anche loro diretti al Rifugio Rossi non so di preciso da dove siano venuti, ma subito provo per il gruppo un certo senso di ammirazione per avere abituato bambini così piccoli a imprese del genere.

Guardiamo il cielo e nubi sempre più spesse e scure si stanno accumulando sulle cime, il CAI 7 che prosegue sulla Costa della Paina verso il Passo degli uomini della neve una nebbia sta scendendo per poi risalire e scendere di nuovo: il tempo sta cambiando, Marco decide di rinunciare a spingerci fino a Monte Forato perché c’è forte rischio di pioggia.

Foci di Valli con la nebbia che cala

Il gruppetto, che si era fermato per mangiare, riparte dandoci appuntamento al Rifugio. Noi finiamo di mangiare e subito ci mettiamo in cammino seguendo il gruppo ormai lontano. Anche qui la salita non è indifferente e nella sua variabilità, per pochi minuti il cielo si schiarisce e il sole ricomincia a risplendere e fa sentire tutto il suo caldo durante la salita. Dura poco. Il cielo diventa nuovamente scuro, la nebbia cala, e mentre Anastasio mi supera, guardo indietro per vedere Marco e Fabrizio che mi seguivano a poche decine di metri e ora non vedo più per la nebbia che è calata. Finalmente raggiungo il passo dove mi sta aspettando Anastasio. Ci fermiamo in uno stretto passaggio tra le rocce al riparo dal vento che si sta alzando. Poco dopo ci raggiungono Marco e Fabrizio.

Sosta al Passo

Sosta al Passo

Riprendiamo il cammino e aiutandoci con le mani scendiamo dallo stretto passaggio e superiamo due tratti esposti assistiti con catene. Iniziano a scendere alcune gocce di pioggia, continuiamo a superare altri passaggi esposti, poi si scende leggermente e il sentiero torna ad essere in terra battuta.

L’ultimo tratto prima del Rifigio Rossi

Una breve salita e siamo finalmente al Rifugio Rossi: sono le 14:20. molti sono ancora a tavola a mangiare per il pranzo nei pochi tavoli disposti all’ingresso. A fianco uno stanzone è pieno di letti a castello. Quelli appoggiati alle pareti sono castelli da tre letti, mentre al centro sono castelli da due letti. La capienza è di 24 letti.

La camerata del Rossi

Ci assegnano i posti, a me ne tocca uno al terzo castello. Non c’è acqua corrente, non c’è acqua calda, non c’è doccia. L’unica cosa che c’è è la corrente per caricare i cellulari. Insomma come diceva Marco una sistemazione spartana. Ma così sono i rifugi. Rimaniamo ad aspettare che un po’ alla volta i clienti di passaggio se ne vadano, per poterci mettere a sedere nei tavoli a chiacchierare aspettando l’ora di cena.

 

In attesa dell’ora di cena

Poco dopo si sente un tuono, poi un altro, inizia il temporale. Grandine e pioggia sbattuta dal vento si abbatte sul rifugio i tuoni sono sempre più forti i lampi illuminano tutto intorno. Tutto questo dura una mezz’ora. Poi torna fuori il sole mentre in lontananza altre nubi, altri lampi, altri temporali.

Arrivano al rifugio 4 ragazzi bagnati fradici che sono stati sorpresi dal temporale durante la salita e si sono fermati tentando di ripararsi col telo della tenda.

Anche questa volta abbiamo evitato il temporale e ci è andata bene.

La serata continua tra piacevoli chiacchiere e merende di crostata alle noci.

Arriva l’ora di cena e qui ci servono un primo di Pizzoccheri alle erbe aromatiche, porchetta e polenta. Anche qui del buon vino rosso. A cena con noi c’era anche il presedente del CAI di Lucca al quale Marco ha segnalato che il sentiero 124 che è franato. Sembra ne fossero già al corrente, penso allora che una segnalazione ai Rifugi di zona non sarebbe stata male.

Anche qui arriva presto l’ora di andare a letto.

Dati Tecnici del terzo giorno

Data Escursione: 22 luglio 2018

Tempo: 5:15 compreso di soste

Percorso ad Anello: Si (al termine del terzo giorno)

Distanza percorsa: 9,24 km

Altitudine min. 537 mt

Altitudine. max 1827 mt

Dislivello in salita: 614 mt

Dislivello in discesa :1578 mt

Il Tracciato

La giornata promette bene, anche se nuovamente nubi e nebbia si alternano a schiarite in un continuo rincorrersi in un gioco interminabile. Facciamo colazione e saldiamo il conto, salutiamo e prendiamo il CAI 126 per l’unica salita impegnativa della giornata che ci porterà sulla cima di Monte Pania della Croce dove arriviamo poco dopo.

In salita verso Monte della Paina

In salita verso Monte Paina della Croce[/caption]

Dalla cima lo spettacolo è davvero mozzafiato anche se abbiamo libera la sola visuale verso sud-ovest dove oltre ai monti di fronte a noi si vede il mare. L’altro versante verso nord-est è completamente chiuso alla vista dalla nebbia. Avremmo potuto vedere i nostri crinali del Corno e del Cimone. Pazienza.Sarà per un’altra volta.

Sulla cima di Pina della Croce

 

Dopo le foto di rito e una lunga sosta per apprezzare i panorami, iniziamo la ripida discesa verso il Rifugio del Freo che ora lo vediamo la in basso sovrastato da nuvole che corrono velocemente. Il dislivello in discesa e di circa 1250 mt.

La discesa è lunga, la affrontiamo con calma mentre il sole miracolosamente illumina il sentiero mentre tutt’intorno nuvole e nebbia giocano a rincorrersi.

Quando il sentiero che prima si sviluppa su sassi e roccette di marmo diventa nuovamente in terra battuta ci guardiamo indietro e la parete della Paina si mostra in tutta la sua asperità e sembra impossibile essere scesi da li.

In breve torniamo a Foce di Mosceta a poche decine di metri dal Freo. Ci fermiamo sul poggio di due giorni prima. Il cielo è completamente coperto. Alti nembi di nubi si accumulano intorno alle cime e, mentre riprendiamo la via del ritorno, inizia a piovere. Mettiamo i copri zaino, fortunatamente è una pioggia leggera e non fa paura come quella della sera prima.

Arriviamo alla Chiesa di Sant’Anna, ora c’è il sole e sembra esserci una festa. C’è molta gente, stanno preparando da mangiare e hanno allestito dei tendoni per riparare dei tavoli già apparecchiati.

Noi continuiamo e in breve arriviamo a Isola Santa. Ci laviamo ad una fonte, ci cambiamo e finalmente andiamo a magiare ad un ristorantino dove cucinano trote.

Siamo felici delle belle giornate trascorse insieme del pericolo scampato col sentiero franato e del temporale evitato per un pelo.

Insieme abbiamo sperimentato l’asprezza dei sentieri, la fatica di superare notevoli dislivelli, la paura di non farcela, il disappunto nel dover modificare l’itinerario per l’inagibilità del percorso, la meraviglia nel perdere lo sguardo tra queste impervie cime con panorami mozzafiato che si perdono fino al vicino mare, la variabilità improvvisa del tempo che incute rispetto per la montagna, la complicità del nostro gruppo capace di ridere e scherzare alleviando la fatica, la simpatia e cordialità delle persone incontrate nei rifugi.