Appennino modeneseEscursioni

Da Sestola a Monte Cimone

Da tanto tempo volevo andare al Cimone che vedevo in lontananza dalle vedute panoramiche del Corno alle Scale. Così comprata una cartina, mi sono documentato sui vari itinerari suggeriti da altri escursionisti, e ho pianificato un percorso che mi sembrava alla mia portata e che potesse concludersi nell'arco delle 8 -10 ore di piena luce che si hanno a disposizione in questa stagione. Alla fine direi che,seppur il percorso ottenuto si è rivelato piuttosto impegnativo, sono contento di averlo fatto .

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Ecco le tappe del percorso:

Percorso: Sestola (1010 mt) – Passo Serre (CAI 451 – 1483 mt) – Rifugio della Ninfa (CAI 449 – 1541 mt) –  Cresta del Gallo (CAI 449 + CAI 449 EE – 1803 mt) – Pian Cavallaro (CAI 449 ) – Monte Cimone (CAI 449 -2165 mt) – Pian Cavallaro (CAI 441) – Impanti Valcava (CAI 477 -1725 mt) – Le Polle (piste da sci – 1303 mt) – Orto Botanico Esperia (CAI 475 – 1500 mt) – Passo Serre – Sestola (ultimo tratto fatto in autostop per nebbia fitta).

Durata: 8 ore

Distanza: 18 km

Dislivello in salita 2100 mt

Dislivello in discesa 2100 mt

Note : Nel percorso ci sono due tratti, Cresta del gallo e discesa agli impianti di Valcava (CAI 477)   definiti per Escursionisti Esperti (EE) che richiedono assenza di vertigini e un minimo di abilità nel destreggiarsi in arrampicata.

Avvertenza: Il percorso che seguiremo è segnalato con i classici segnavia CAI che in alcuni tratti si sovrappongono con indicazioni di segnavia azzurri di percorsi locali che assumono una propria numerazione alla quale a volte farò riferimento.

 

Partenza

Arrivati a Sestola in auto, ci si dirige verso la SP 324. Io ho trovato un comodo parcheggio su uno spiazzo al quale si arriva con una breve salitina dove ci sono cartelli che indicano "Sentiero dei partigiani". Lasciata la macchina, in prossimità del termine della salitina inizia il nostro sentiero CAI 451 o Azzurro 2.

 

Sentiero CAI 451 in partenza da SestolaSentiero CAI 451 in partenza da Sestola

Arriviamo ad un bivio, dove a sinistra arriva un sentiero da Ca d'Albino, ma noi continuiamo a destra per CAI 451  o Azzurro 2 come ci indica chiaramente un cartello in prossimità dell'incrocio.

Si Arriva a Monte Rasola, dove a destra scende il sentiero Azzurro 3, mentre noi proseguiamo diritto seguendo il CAI 451. Sul sentiero in salita ad un certo punto troviamo una corta staccionata che dovrebbe fungere da parapetto, poco dopo giungiamo ad un biviodove a destra scende ripidamente un sentiero  MTB noi si prosegue diritto sempre sul CAI 451.

 

Passo Serre

Rispetto a quanto mi ero proposto, dopo il precedente punto ho evidentemente sbagliato a seguire il sentiero, in quanto ho incrociato la strada asfaltata invece che a Passo Serre  a circa 1 km più a valle.

Sono certo di aver seguito un altro sentiero ma piuttosto evidente facendomi sfuggire un bivio che mi avrebbe dovuto far proseguire verso SO continuando in modo parallelo alla sovrastante strada asfaltata e non verso SE facendomi arrivare a valle della mia destinazione che poi ho comunque raggiunto percorrendo la strada asfaltata.

Passo Serre: sullo sfondo il monte Cimone

Finalmente si giunge a Passo Serre e uscendo dal bosco mi rendo conto della bellissima giornata. Il cielo è sgombro di nuvole e non fa presagire minimamente il cambiamento che avremo più tardi. Infatti al ritorno tornando qui, mi sono trovato avvolto da una fitta nebbia che mi ha fatto decidere di chiedere un passaggio in auto per non affrontare più di un'ora di sentiero in boschi non certo conosciuti.

Questi imprevisti in montagna sono sempre da mettere in conto, ed è necessario, nella pianificazione di un itinerario avere sempre il famoso "piano B".

Da qui proseguiamo scendendo per la stradina che a sinistra porta all'Agriturismo "La Cervarola". Giunti all'agriturismo, ci si porta dietro alla costruzione principale dove si fiancheggia un laghetto artificiale. Un cartello indica diritto per l'Orto Botanico Esperia, mentre noi prendiamo a sinistra il sentiero CAI 449 o Azzurro 11 che inoltrandosi nel bosco ci porterà al Rifugio della Ninfa. In questo tratto il sentiero in più punti era impraticabile in quando era segnato da profondi solchi lasciati da un trattore che, nel terreno bagnato aveva trasformato il sentiero in fanghiglia, quindi l'ho evitato fiancheggiandolo per il bosco..

Rifugio della Ninfa

Seguendo il sentiero, arriviamo ad incrociare la stradina asfaltata noi la attraversiamo e riprendiamo subito il sentiero che prosegue. Pochi metri dopo passiamo a fianco del Rifugio la Ninfa e subito dopo un bivio ha indicazioni per il lago della Ninfa sul largo sentiero 13 Azzurro, mentre noi continuiamo a percorrere il CAI 449 o Azzurro 11.

Arriviamo ad altro bivio dove proseguiamo a destra per il sentiero CAI 449 chiaramente indicato da cartelli, mentre diritto prosegue un largo sentiero che tralasciamo.

Sei segue il sentiero che sale con ampi tornanti ed incrociamo carbonaie, spiazzi di terreno dove in tempi passati veniva fatto il carbone bruciando lentamente la legna.

"Quella della carbonaia era una tecnica molto usata in passato in gran parte del territorio alpino, subalpino e appenninico, per trasformare la legna, preferibilmente di faggio, ma anche di abete, larice, frassino, castagno, cerro, pino e pino mugo, in carbone.

Nonostante questa tecnica abbia subito piccoli cambiamenti nel corso dei secoli, la carbonaia ha sempre mantenuto una forma di montagnola conica, formata da un camino centrale e altri cunicoli di sfogo laterali, usati con lo scopo di regolare il tiraggio dell'aria. Il procedimento di produzione del carbone sfrutta una combustione imperfetta del legno, che avviene in condizioni di scarsa ossigenazione."

Seggiovie Lamaccioni e della Ninfa

Si giunge così su di un crinalino alberato percorso dal "sentiero dei Portatori" con indicazione per Serra Rasa a destra, mentre noi proseguiamo a sinistra verso la seggiovia Lamaccioni che lasciamo a destra salendo poco dopo si raggiunge una sterrata dove incontriamo altra seggiovia che giunge dal Lago della Ninfa.

Lasciando la seggiovia alle nostre spalle proseguiamo con il sentiero CAI 449 o Azzurro 11. Dopo qualche centinaio di metri, sulla sinistra continua il CAI 449 in un tratto definito per Escursionisti Esperti (EE) che porta sulla cima della Cresta del Gallo che è uno sperone rocciosso sul quale si sale senza troppe difficoltà, ma richiede una certa sicurezza e non soffrire di vertigini. E' possibile evitare "La Cresta del Gallo" proseguendo per la comoda sterrata che porterà a Pian Cavallaro.

Cima della Cresta del Gallo

Preso il sentierino in ripida salita, dopo aver superato un tratto tra erba alta, si esce dalla vegetazione e si inizia la salita tra roccette. Quasi giunti sulla cima si gode un bel panorama sulla vallata sottostante dove risalta tra i colori rossicci e caldi dell'autunno la macchia del Lago della Ninfa. Saliti in vetta si prosegue per un crinale e si fiancheggia lo sperone "Salto della Capra", un monolite massiccio, e si  scende lentamente sulla sottostante stradina asfalta, ma chiusa al traffico che porta agli impianti di risalita di Pian Cavallaro.

Salita al Cimone

Scesi sulla strada asfaltata si prosegue a destra per Pian Cavallaro, lasciamo a destra gli impianti di risalita e i grandi tralicci dei ponti radio, superiamo una sbarra e proseguiamo a destra per una sterrata fino ad una vecchia teleferica. Prendiamo il CAI 449 che ci porterà sulla vetta per un ripido sentiero battuto. Incontreremo un bivio dal quale parte in discesa il sentiero CAI 485 verso il Balzone, ma noi proseguiamo in salita. Arriviamo così alla meta del nostro percorso. Il tempo è evidentemente cambiato, fa freddo ed una certa preoccupazione per il ritorno mi induce a mangiare frettolosamente il mio panino.

Sulla vetta del monte Cimone

Per la discesa, volendo fare l'anello che mi riporterà a Pian Cavallaro, prendo il sentiero CAI 441 che viene chiamato anche "direttissima" in quanto, praticamente in linea retta scende alla base del monte seguendo gradoni realizzati per sostenere il terreno. Questo sentiero mete a dura prova ginocchia e menischi. Forse sarebbe stato meglio invertire i transiti sui sentieri. sarà per la prossima volta.

Il ritorno

Il ritorno non è stato tanto semplice come immaginavo, forse incalzato dal maltempo e dalla non conoscenza di quello che mi aspettava, e dal limite delle ore di luce ho tenuto a freno a stento una certa ansia che voleva avere il sopravvento. Ma in questi casi, mai farsi prendere dal panico. Nervi saldi e si procede.

Arrivato quindi a Pian Cavallaro, ho aggirato gli impianti dalla parte opposta dalla quale ero venuto e poco dopo ho preso in discesa una stradina sterrata e chiusa al transito come zona militare. Al secondo tornante sulla destra si staccava il CAI 477 che è malamente indicato da un paletto rosso. Ci si inoltra così nel canalone di un torrente che fortunatamente ora era quasi asciutto. Ci si rende subito che questo tratto non sarà subito facile. Nemmeno a dirlo dopo un centinaio di metri ci si trova in cima ad una parete rocciosa fatta di roccette, che dobbiamo discendere per arrivare in basso agli impianti di Valcava che ora sembrano lontanissimi. Chiudo le bacchette che ora no serviranno e piano piano scendo per queste ripide roccette e finalmente le lascio alle spalle dirigendomi verso gli impianti che supero iniziando a seguire le piste da sci che ripidamente scendono portandomi agli impianti di risalita Le Polle.

Arrivato a Le Polle comincio a sentire dolore alle gambe. Evidentemente la ripida discesa ha messo a dura prova i muscoli. Supero da dietro  il complesso Le Polle , passo a sinistra  di un parcheggio (ora deserto, ma in stagione invernale sarà stracolmo) , poi un campeggio sulla destra, sulla sinistra incrocio una bella sorgente che butta l'acqua in un pozzo. Di fronte un cartello indica il sentiero CAI 475 per l'Orto Botanico Esperia: la mia prossima meta. Prendo il sentiero che si inerpica in alcuni tratti nel bosco portandomi all'impianto di risalita Faggio Bianco ed è qui il momento peggiore: infatti, superata la struttura,  interpreto male un cartello ed inizio a salire lungo una pista da sci, e mi rendo conto di quanto ripide siano le piste. A metà pista non convinto torno indietro, riguardo i cartelli, ma non riesco a vedere nulla di nuovo  e riprendo a salire. Qualche cosa dice che sto sbagliando, non vedo segnavia CAi e torno per la seconda volta indietro. Mi fermo, prendo fiato e conto fino a dieci. Mi guardo intorno finalmente vedo il sentiero giusto. Un paletto col segnavia mezzo nascosto dalla vegetazione mi indica il corretto percorso.

Un centinaio di metri dopo, fiancheggio L'orto Botanico e mi porto sulla strada asfaltata vicino a Passo del Lupo. La prendo in discesa verso Passo Serre: sta calando la nebbia e una fitta pioggerellina comincia a cadere.  Sono da poco superate  le quattro del pomeriggio, avrei ancora una ora e mezza per sentiero che non conosco fino a Sestola, e fra un paio dore comincia a fare buio. Considerate queste premesse, decido di chiedere un passaggio alla prima macchina che passa. Così poco dopo mi trovo col pollice alzato e la macchina si ferma: sono una coppia di simpatici vecchiettini che stanno tornando da "funghi" e mi offrono volentieri un passaggio. nel tragitto mi parlano della loro passione che da vent'anni praticano per questi boschi. Poi quasi giustificandosi, dicono che dei funghi raccolti ne rimane poca cosa per loro in quanto tra figli, figlie nuore e consuoceri non sanno mai chi accontentare per primo. Giunti a Sestola, mi lasciano poco lontano dal punto dove ho parcheggiato li saluto e ringrazio calorosamente. Vado verso la macchina e mi fermo prima in una osteria a prendere un the caldo. Nel locale non c'è nessuno e la signora al banco sta preparando dei ravioli che hanno un bellissimo aspetto. Si augura che col prossimo ponte di inizio novembre ci sia il sole e che a dicembre inizi a nevicare così verrà tanta gente ad assaggiare quei ravioli dall'aspetto invitante. Bevo il the e la saluto. Uscendo dal locale, non mi dispiacerebbe tornarci per mangiare un buon piatto di ravioli.

  

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Ecco qui di seguito il tracciato del percorso

Avvertenza: c'è da tenere presente che  da Passo Serre a Sestola ho fatto l'autostop senza fermare il tracciato